#poeti contemporanei
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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"Alla vita" di Nazim Hikmet: Un Inno alla Serietà e alla Bellezza dell’Esistenza. Recensione di Alessandria today
Una poesia che celebra la vita come responsabilità, sacrificio e speranza
Una poesia che celebra la vita come responsabilità, sacrificio e speranza. “Alla vita” di Nazim Hikmet è una delle poesie più iconiche e significative della letteratura moderna. Con un linguaggio semplice ma profondamente evocativo, Hikmet invita il lettore a vivere con impegno, a prendere la vita “sul serio” e a comprenderne il valore intrinseco. Il poeta esplora il significato della vita…
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francesco-nigri · 5 months ago
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IL POETA MAI MUORE
IL POETA MAI MUORE, A Sergio Camellini Poeta IL POETA MAI MUORE Morde lo stomaco di fame attenta ed accarezza i pori d’un bacio tenero quel versare l’anima al bianco dell’ora inchiostro puro di sangue e vita primavera sulla neve e poi di grandine ai prati d’estate Sguarda l’andato e lo coglie di spuma ai marosi  fertile spuma di mitili a scogli di alghe e ne profuma il sale alle labbra…
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aitan · 2 years ago
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(In questa ulteriore parentesi mi viene da osservare che, in ogni modo, girano per i libri, per le riviste e per la rete decine e decine di filastrocche di qualità molto superiore a decine di migliaia di liriche di “poeti laureati” in cui non scorre né il sangue né la ragione: sprechi di tempo, carta e spazi fisici o digitali che avrebbero fatto meglio a restare nella mente dei loro creatori, ma che magari hanno dato loro la soddisfazione effimera di un parto indolore e improduttivo. Fuffa né vera, né utile, né dilettevole, né interessante. Metafore di seconda mano, discorsi inutili, forme incerte e concetti consunti dal tempo. Poesie/sveltine, versi facili facili che danno il piacere, a lettori poco avvezzi all’arte amatoria, di aver goduto anche loro di una storia d’amore con la poesia. Ma in genere si tratta di roba che genera poco altro che un fenomeno editoriale o qualche intervista su qualche giornale che leggono in pochi o nessuno e che è destinato a durare lo spazio di un mattino).
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Viene sempre dalle mie considerazioni sull'utile e il dilettevole nella composizione poetica, che potete leggere qua in versione integrale, anziché a pizzichi, mozzichi e pinzillachere.
aitanblog.wordpress.com/2023/02/21/lutile-e-il-dilettevole/
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sadness26sworld · 2 years ago
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• Gio Evan •
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Non sono nata per essere ragionevole. Sono nata per amare, per essere felice, per odiare, per immaginare, per inventare, per capire e anche, di tanto in tanto, per essere ragionevole, ma non devo essere ragionevole. Essere ragionevole vuol dire adattare i propri pensieri a quel che gli è contrario; modificare e distorcere la propria intelligenza per assecondare i desideri altrui. La mia ragionevolezza è diversa da quella di un altro. La ragione pretende la felicità. La ragionevolezza tende al possibile. La felicità non può essere catturata dal possibile. La felicità è l’avvento del miracolo. Il miracolo produce la virtú e la grazia, non viceversa. “
Patrizia Cavalli, Con passi giapponesi, Einaudi, 2019¹; p. 132.
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marcogiovenale · 7 months ago
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pasquale polidori: "utilissimo e pratico questo libretto da imparare a memoria..." (vero metodo...)
Video 2023 di Pasquale Polidori sul libro di Marco Giovenale, Vero metodo per la cernita dei poeti (Edizioni Volatili, 2023, con partiture grafiche di Giuditta Chiaraluce). Il post di PP: https://www.facebook.com/watch/?v=5971590182969913&rdid=lIbiFQgeWBzxsAea Utilissimo e pratico questo libretto da imparare a memoria. (Poi in casa ci sono: la salvia, la fragola, il timo, il rosmarino e la…
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thegianpieromennitipolis · 7 months ago
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ARTISTI CONTEMPORANEI - di Gianpiero Menniti
L'ARTE E L'ECO DEL SENSO
Sono particolarmente affezionato alla sensibilità, delicata, sommessa eppure di rara forza espressiva di Amneris Ulderigi, poetessa, fotografa e artista marchigiana, di Recanati, neanche a dirlo celebrato luogo natio di uno dei più grandi poeti e filosofi italiani, Giacomo Leopardi.
E quel grandioso antico respiro echeggia in alcune sue opere del 2022, intense, struggenti, di impressionante inventiva.
Si tratta d'inserzioni fotografiche in "lastre" radiografiche, presentate in una mostra, proprio a Recanati, dal titolo:
"E l'anima vola... Respiri di cielo. Relazioni d'amore".
Immagini che racchiudono un racconto di affetti, di storie, di un vissuto che ha l'apparizione coinvolgente di un sorriso, l'intensità di uno sguardo, anche nel dolore della scomparsa, nella fragilità della perdita, nella conclusione ineluttabile, infine nella possibilità, nella speranza.
Così, il freddo di una lastra capace di illuminare la materia sotto la pelle, il simbolo contemporaneo dell'antico oracolo, perde la sua funzione tecnica, abbandona la sua parola inospitale, dimentica la sua figura di spettro fino a trasformarsi in traccia sorprendente, in atto di memoria, in presenza che sboccia ancora da inaspettate radici rimaste sottili.
Una sorta di rizoma che si prolunga in mille direzioni, allargandosi, infittendosi, colmando lo spazio e respingendo il buio, riannodando fili solo apparentemente spezzati.
Il segno compie un nuovo percorso.
E il simbolo diventa immagine: ricompare.
E risponde alla domanda di senso, ancestrale, incessante: si tratta di una "rifondazione".
Insufficiente?
Priva della parola?
Relegata al suo apparire silenzioso?
No.
Transita.
Deve compiere il suo cammino.
Non impone ma disvela.
Giunge alla "riconciliazione".
Nasce un dialogo nuovo.
Come un afflato spirituale intenso: un'espressione di fede che trasforma quelle immagini in qualcos'altro ancora, in un atto collocabile a ridosso del margine estremo, quell'assenza di luce sullo sfondo che simboleggia la possibilità e non più l'annullamento.
L'arte come tramite, l'arte che nel contemporaneo lambisce il sacro, lo ripropone, lo lascia riemergere.
È questa, direi, la traccia più feconda dell'opera di Amneris Ulderigi.
- Nelle Immagini: foto di Amneris Ulderigi e alcune opere dell'artista.
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fashionbooksmilano · 7 months ago
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Yemen
Fabio Rangoni
Testi di Isabella Camera d'Afflitto e 'Abd al-'Aziz al-Maqalih
Damiani, Bologna 2006, 128 pagine, 60 illustrazioni, 25x25cm, Inglese/Italiano/ Arabo, ISBN 9788889431764
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
Con più di 50 immagini in bianco e nero, il libro è il diario di viaggio del fotografo Fabio Rangoni nella regione dello Yemen. In un vivido bianco e nero ispirato alle fotografie scattate in Egitto dai viaggiatori archeologici nella seconda metà dell’800, gli scatti ritraggono la vita e gli spazi della capitale dello Yemen del Nord, San’a, situata al centro di un vasto altipiano e cinta da mura la cui leggendaria costruzione è fatta risalire a tempi biblici. Fra gli alti palazzi della città, veri e propri miracoli di statica architettonica, Rangoni ha documentato la vita, le abitudini e la storia del luogo che stregò anche il poeta Pier Paolo Pasolini, che a San’a girò un documentario e alcune scene del suo Fiore delle mille e una notte. Le foto sono accompagnate da una raccolta di poesie inedite del poeta yemenita contemporaneo ‘Abd al-‘Aziz al-Maqalih. La presenza di questi versi nel libro di Rangoni nasce dal felice incontro fra il fotografo e l’orientalista Isabella Camera D’Afflitto, che ha suggerito la pubblicazione di questo poeta pressoché sconosciuto ai lettori italiani. Visitare lo Yemen è stata per me un’esperienza di grande impatto, letteralmente un viaggio in un’altra dimensione spazio-temporale, una dimensione in cui la materia assume un ruolo preponderante e uomini, animali, terra, fango, città, torri, cisterne d’acqua, mura, mercati danzano come per incanto attorno a noi, in un unirsi e disunirsi continuo, ad un ritmo lento, ben diverso da quello a cui la nostra quotidianità ci costringe. Fabio Rangoni vive e lavora a Bologna. Isabella Camera D’Afflitto è Professore di Letteratura Araba Moderna e Contemporanea presso la Facoltà di Studi Orientali dell’Università “La Sapienza” di Roma. ‘Abd al-‘Aziz al-Maqalih, nato nel 1937, è uno dei più grandi poeti arabi contemporanei. Tra il 1972 e il 2005 ha pubblicato 13 raccolte di poesieoltre a numerosi saggi critici. È stato insignito di numerosi premi arabi e internazionali. Attualmente è Rettore dell’Università di San’a.
02/05/24
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michelenigrowordpresscom · 2 months ago
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(via Ci sono più scrittori che lettori...)
NON LEGGERO', D'ORA IN POI, LIBRI DI AUTORI COEVI (IN PARTICOLARE DI "POETI" E "POETESSE") TRANNE CHE IN RARISSIMI E PERSONALISSIMI CASI... RARI O ALTAMENTE IMPROBABILI COME L'AVVISTAMENTO DI UNICORNI! LE RAGIONI SONO MOLTEPLICI; ALCUNE SONO RIPORTATE NELL'ARTICOLO CHE RI-CONDIVIDO DI SEGUITO E DAL QUALE HO SCELTO QUESTO STRALCIO:
"... Altra scelta draconiana altrettanto scomoda, ma già un po’ più sensata sotto certi aspetti, potrebbe essere la seguente: escludere dalla lettura tutti gli autori coevi e — come si dice in gergo — “buttarsi sui classici”; ovvero chiudere i rubinetti dell’accesso autoriale, in qualità di lettori, all’esercito di scrittori contemporanei. Semplicemente ignorarne l’esistenza e vivere in una bolla temporale primordiale fatta di soli autori passati a miglior vita! D’altronde un certo successo non arriva quasi sempre dopo la morte di uno scrittore nel corso di una rivalutazione autoptica? Anche la proposta di una “moratoria” si è rivelata di non facile applicazione: la propria opera, nel panorama editoriale, chissà perché è sempre la più meritevole di esistenza..."
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abatelunare · 2 years ago
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Libri che vanno letti 39
Eh, mi tocca ammetterlo. Ora leggo molta più prosa rispetto alla poesia. Anche da ragazzo, a dire il vero, frequentavo pochi poeti. Ma quei pochi erano buoni davvero. Uno dei miei preferiti era il piemontese Guido Gozzano. Mi faceva molta simpatia. Perché non era mediocre come parecchi suoi contemporanei. Perché ha avuto un destino di quelli che si tende a non augurare agli altri. Perché la sua poesia era onesta e orecchiabile. L’ho perfino citato nella mia tesi. Discutevo della sindrome da incompiutezza che affligge buona parte della prosa novecentesca (compresa quella di Antonio Delfini, l’autore su cui mi sono laureato). E mi era sembrato che questi suoi versi - tratti dalla poesia Cocotte - fossero decisamente adatti:
Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state...
E poi, scusate, uno che scrive Donna, mistero senza fine bello! ne La signorina Felicita, una delle poesie italiane più belle di sempre, va letto assolutamente. Secondo me, almeno.
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t-annhauser · 1 year ago
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Platone. La repubblica platonica
Se l'uomo, per ritenersi giusto, deve vivere secondo verità, allora una società che voglia anch'essa ritenersi giusta deve essere organizzata secondo il criterio della verità filosofica.
[nota: è un mito persistente quello dell'esistenza di un principio di verità che deve guidare la società, una credenza così ben radicata nella nostra cultura che ancora oggi pensiamo che debba essere vera.]
L'uomo si trova per sua natura in uno stato di ignoranza, così come ci viene spiegato nel mito della caverna: uomini incatenati e impossibilitati a volgere indietro lo sguardo vedono proiettate sui muri delle ombre che con l'abitudine scambiano per il mondo vero. In realtà il fuoco della verità brucia alle loro spalle e proietta sulle pareti solamente il suo simulacro. Il sapiente è allora colui che si libera dalle catene volgendo lo sguardo verso la fonte di luce.
Dunque quale criterio di verità seguire per fare il bene di tutti? La tirannide è l'arbitrio di uno solo, l'oligarchia è la tirannide di pochi. La stessa democrazia ateniese [quella che finì per condannare a morte Socrate, "l'uomo più giusto di tutti"] sfocia inevitabilmente nella demagogia, essendo che il popolo, lasciato libero di decidere senza sapienza, si fa tosto abbindolare dal primo che capita. La società più giusta è dunque quella guidata dai filosofi.
Ciascuno in questa società riveste un compito vitale in rapporto alle sue inclinazioni. Le inclinazioni sono quelle che scaturiscono innate nel nostro animo: lo spirito guerriero sarà destinato alla vita militare, quello contadino alla coltivazione della terra, gli spiriti più alti verranno istruiti alla vita filosofica e a loro un giorno spetterà il compito di guidare la polis.
La repubblica platonica è una società comunitaria, questo perché il bene comune è il valore supremo. Le stesse donne, in quanto procreatrici, sono proprietà di tutti, così come gli uomini, i magistrati decidono gli accoppiamenti secondo criteri eugenetici per generare stirpi sempre migliori, una volta nati, i figli vengono tolti ai genitori e cresciuti dalla comunità.
[nota: nella polis guidata dal principio di verità gli egoistici sentimenti genitoriali devono lasciare spazio al bene superiore dell'organizzazione razionale della società.]
Anche gli artisti e i poeti devono essere banditi dalla polis, infatti, poiché il mondo sensibile è già un'imitazione del mondo vero, gli artisti, imitando il mondo sensibile, compiono un'imitazione dell'imitazione, rischiando così di corrompere il popolo con la loro celebrazione del falso.
Se questa repubblica può suonare tutt'altro che giusta con il metro di noi contemporanei, per Platone era la naturale conseguenza del suo sistema fondato sulla verità. Secoli dopo, il marxismo, discendente di quella tradizione filosofica, porrà nuovamente la giustezza di un principio "scientifico" a guida della costruzione della società, con che risultati lascio giudicare al lettore secondo le proprie convinzioni.
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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"Alla vita" di Nazim Hikmet: Un Inno alla Serietà e al Valore dell'Esistenza. Recensione di Alessandria today
Una poesia che celebra il senso profondo della vita come responsabilità, amore e speranza
Una poesia che celebra il senso profondo della vita come responsabilità, amore e speranza La poesia “Alla vita” di Nazim Hikmet rappresenta un invito universale a vivere con intensità e consapevolezza, abbracciando la responsabilità e la bellezza dell’esistenza. Con immagini potenti e un linguaggio diretto, il poeta turco esplora la vita non come un semplice passaggio terreno, ma come…
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clacclo · 11 months ago
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MARTE DIO DELLA GUERRA
Una realtà di cui abbiamo preso atto è che in questi tempi di guerra e di attacco generalizzato all'umanità da parte di un potere finanziario criminale resta pressoché muta la voce degli artisti contemporanei, ricordando che proprio gli artisti in ogni epoca hanno avuto il compito di rappresentare e svergognare tutte le violenze e le menzogne del potere. Proprio per questo vogliamo oggi ricordare un episodio quanto mai significativo del passato: era il 5 Luglio del 1969 e i King Crimson (di cui ricorreva ieri l'anniversario della nascita come Gruppo) si esibivano di fronte a più di 500.000 persone ad Hyde Park appena prima dei Rolling Stones che avevano organizzato il concerto gratuito. Ebbene, i Crimson aprirono il loro concerto con uno dei brani più feroci e innovativi della storia del Rock, quella 21st Century Schizoid Man (titolo quanto mai attuale) che in quell'Estate dell'amore era un vero pugno in faccia: parlava di guerra, di napalm, di innocenti uccisi, poeti ridotti alla fame, politici bruciati e dell'avidità senza fine dei potenti. La loro esibizione è rimasta nella leggenda e finì in maniera altrettanto clamorosa: chiusero il concerto suonando un brano del geniale compositore contemporaneo Gustav Holst che, studioso di teosofia e astrologia, aveva dedicato un disco ai Pianeti tracciando di ciascuno il carattere astrologico attraverso la musica: i Crimson scelsero Mars (Bringer of War) che il compositore aveva scritto nel 1914 nell'imminenza della Prima Guerra Mondiale, un brano potente e impressionante che con il suo incalzare fu definito "il più feroce pezzo di musica di tutti i tempi" ed evoca una scena di battaglia di immense proporzioni. Per aggiungere ulteriore drammaticità al brano uno dei tecnici della Band verso la fine del pezzo manovrò da sotto il palco una sirena d'allarme aereo: l'organizzatore del concerto che voleva far fretta al Gruppo perché lasciasse il palco agli Stones rimase così impressionato che li lasciò finire: così, in quel giorno di Luglio mezzo milione di spettatori non assistettero solo ad una delle più leggendarie esibizioni della storia del Rock ma ricevettero anche uno shock contenente un sinistro presagio rispetto al clima di falso e generale ottimismo che si cercava di imporre (ricordiamo che era al suo culmine la guerra del Vietnam).
Ci chiediamo perché non emergano oggi artisti di questa levatura a parlarci nella stessa lingua: evidentemente il lavoro che il potere finanziario ha svolto in questi anni in tutti i luoghi dell'istruzione e della cultura ha dato i suoi frutti creando quell'ultimo uomo di cui parlava lo Zarathustra di Nietzsche al mercato, quando avvertiva che si avvicinava il tempo in cui l’uomo "non genererà più stelle”, Il tempo che sarà quello “dell’uomo più disprezzabile, quello che non sa più disprezzarsi”...
Fonte:
https://t.me/labandadegliidraulici
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queerographies · 26 days ago
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Tutto il teatro Elio Pecora
Le opere teatrali complete di Elio Pecora, un'esplorazione profonda dell'animo umano e della società contemporanea. Un volume indispensabile per gli appassionati di poesia e teatro.
Tutto il teatro di Elio Pecora: l’intera produzione teatrale di uno dei maggiori poeti contemporanei raccolta in un volume a cura di Marco Beltrame Titolo: Tutto il teatroScritto da: Elio PecoraA cura di: Marco BeltrameEdito da: Edizioni Il SimboloAnno: 2024Pagine: 414ISBN: 9791281922037 La sinossi di Tutto il teatro di Elio Pecora Per la prima volta in un unico volume l’intera produzione…
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agrpress-blog · 2 months ago
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“Storia di una donna bella” di Elsa de’ Giorgi alla Biblioteca Joyce Lussu Verrà presentata mercoledì 18 sett... #13lab #ariannaninchi #biblioteca #eliopecora #elsadegiorgi #joycelussu #marialaurasimeone https://agrpress.it/storia-di-una-donna-bella-di-elsa-de-giorgi-alla-biblioteca-joyce-lussu/?feed_id=6851&_unique_id=66e4f6fc56103
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gregor-samsung · 3 months ago
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“ E insomma, io i soldi li do volentieri. Ve li posso dare soprattutto perché non sono miei, né mai potrebbero davvero diventarlo, non avendo in sé alcun carattere o attributo. L’unica cosa che si può dire di loro attiene alla loro quantità: pochi, molti, abbastanza, niente. Mentre le prime tre definizioni sono incerte, labili, discutibili, l’unica veramente sicura è l’ultima. Ora, come si può possedere un’astrazione? Non si può. Quindi i soldi non sono miei né mai lo saranno. Mentre le cose materiali, gli oggetti, potrebbero diventare miei, miei. Questa loro possibilità li rende inalienabili. Vale a dire che non mollo, non do nessuno degli oggetti che dimorano nella mia casa, per nessuna ragione, vili o preziosi che siano. E se lo faccio ne soffro, ne soffro, ah quanto ne soffro. Ma che cos’è il mio?
Quello che è mio potrebbe essere vostro? No, se fosse vostro non sarebbe mio. Ma il mio cos’è? Dov’è? Non sono certo io, non lo ritrovo in me. Di me mi sento infatti mandataria, ma in nessun modo, mai, la proprietaria.
Ah, se lo fossi non mi sarei d’intralcio: questa incerta sostanza di cui sono composta non starebbe sempre a farsi notare con i suoi capricciosi spettacoli, i suoi colpi di scena. Se ne starebbe tranquilla e silenziosa ad aspettare i miei ordini, pronta a servirmi. Potrei insomma occuparmi d’altro, sí, potrei occuparmi d’altro. Con tutte le cose belle che ci sono. Potrei magari compiere azioni eroiche. A volte mi dico: «Dio, che pazienza, doversi sopportare! Sempre tra i piedi, cosí bene in vista. Sono proprio una santa». Certo, dovrei cercare di assorbirmi tutta, in dolce intimità. Governare la cittadella, muovermi come un solo uomo, anzi, una sola donna, senza periferie, senza distaccamenti laterali, senza retroguardie. Ma non ho polso, non ho autorità. Ogni parte di me fa quel che vuole e in piú pretende che io la guardi, che l’ascolti. Del resto far finta di niente è impossibile. C’è un tale rumore, e cosí io la guardo e l’ascolto sperando che prima o poi, a forza di guardarla, non avrà piú nulla da mostrare. Insignificante e mia, io tutta di me proprietaria, andrò alla morte. Ma io non voglio morire. “
Patrizia Cavalli, Con passi giapponesi, Einaudi, 2019¹; pp. 100-101.
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